“La via del dolore in odontoiatria | anatomia e farmaci odontoiatrici”

Qual’è la via del dolore in odontoiatria?

Prendiamo in considerazione la via del dolore, cioè la strada che percorre l’impulso nervoso in odontoiatria. Esso, dal punto dove si genera il dolore arriva alla corteccia cerebrale, e quindi alla nostra percezione.

Come si trasmette il dolore? Il dolore si trasmette grazie alla cellula nervosa detta neurone. Questa cellula nervosa è costituita da un nucleo, cioè la parte centrale, dal quale partone delle terminazioni, o fibre nervose orientate nelle due direzioni opposte. La prima direzione è quella che va dal nucleo cellulare fino all’organo che viene “innervato” da quel nervo. La seconda direzione è quella che va dal nucleo fino al cervello, cioè il talamo, e quindi fino alla corteccia cerebrale. In pratica la prima direzione va dalla periferia (nel nostro caso dai denti) fino al nucleo sensitivi mesencefalico che si trova nel ponte di Varolio, e la seconda direzione è quella che, raccolto il segnale doloroso lo trasporta dal ponte di Varolio, situato nel mesencefalo, fino alla Talamo e quindi alla corteccia cerebrale.

Nervo Trigemino

nervo trigemino

Per capirci:

la cellula nervosa passa nel ganglio di Gasser ed è detto primo neurone ed arriva fino al tronco encefalico.Da lì, l’impulso nervoso viene trasportato tramite la radice dorsale del midollo spinale. Siamo, a questo punto, a livello della colonna vertebrale. Questo è il così detto neurone secondario. I corpi cellulari dei neuroni secondari hanno sede nei nuclei sopradescritti. Per finire, i corpi cellulari dei neuroni terziari prendono posto nel talamo, e precisamente nel nucleo arcuato del talamo. Dal talamo si portano alla corteccia cerebrale.
Il nucleo cellulare, chiamato pirenoforo, manda una terminazione fino alla punta del piede, per esempio, mentre l’altra radice si sposta nel corno posteriore del midollo. Qui costituirà sinapsi con le altre cellule che a loro volta distribuiranno il segnale lungo tutto il midollo, per poi passare al cervello. Il segnale termina nei centri talamici che distribuiscono il segnale alla corteccia. Questa è la via del dolore.

Ganglio radice dorsale

ganglio radice dorsale colonna vertebrale

Le fibre amieliniche

cioè quelle senza guaina mielinica di rivestimento, sono quelle che riguardano il nostro dente. Come ben sappiamo, l’elevazione trigeminale è quella di pertinenza odontoiatrica e abbraccia la branca oftalmica, la mascellare e la mandibolare. Le tre branche di origine, quindi, del nervo trigemino. Oppure vanno ad isolare o a dare innervazione alle loro parti di competenza. Il ganglio di Gasser è appunto quel ganglio di pertinenza del trigemino che riceve la sensibilità delle tre branche del trigemino e manda le sue fibre lungo il lemnisco trigeminale che arrivano al nucleo arcuato del talamo.Da lì poi si portano alla corteccia. In queste tavole si vede, effettivamente, il decorso anatomico dei nervi di pertinenza sia della branca del mascellare sia della branca mandibolare. Per ciò che riguarda i denti ovviamente abbiamo delle afferenze nervose che vanno a toccare i singoli denti dell’arcata superiore e dell’arcata inferiore.

Innervazione del Trigemino

trigemino innervazioni d'interesse odontoiatrico

Quali nervi portano la sensibilità della bocca nell’arcata superiore:

I nervi e la via del dolore

-Il nervo infraorbitario, ovviamente, ha una zona di pertinenza dell’arcata superiore alveolare superiore e anteriore e prende in considerazione tutti i denti che vanno dal premolare superiore di destra al premolare superiore di sinistra.

-Il n. naso-palatino ha questa zona di pertinenza del palato nella parte retro incisale.

-Il nervo buccale è il nervo che va a innervare quella zona del vestibolo sempre nell’arcata superiore.

-L’alveolare superiore e posteriore che ha come zona di pertinenza i molari primo, secondo e terzo molare sia di destra che di sinistra.

-Il n.-palatino maggiore, invece, avrà la zona di pertinenza del palato duro, cioè del palato nella zona posteriore.

Quali invece nell’arcata inferiore

-il nervo mentoniero, che ovviamente prende nella zona l’innervazione di pertinenza del vestibolo e della zona del mento.

-il n. linguale che avrà la parte del pavimento della bocca e quindi la zona prettamente della lingua destra e della lingua sinistra.

-il nervo buccale vestibolo ovviamente dell’arcata inferiore e alveolare inferiore prende in considerazione tutti i denti che vanno dal canino al molare.

-Il glossofaringeo è ovviamente il nervo che va a dare sensibilità alla zona del retro faringe.

La terapia del dolore appunto è affidata all’uso di una serie di farmaci, farmaci che vengono suddivisi prevalentemente in analgesici, narcotici e antinfiammatori non steroidei.

Nella categoria degli analgesici narcotici

dobbiamo tenere in considerazione la loro efficacia, la potenza analgesica che per quanto riguarda la codeina e ossicodone ha una intensità piuttosto debole, mentre per quanto riguarda la morfina le possiamo attribuire una potenza analgesica forte. Il meccanismo d’azione degli analgesici narcotici è localizzato esclusivamente a livello del sistema nervoso centrale. Si tratta di farmaci che vengono utilizzati prevalentemente in quei tipi di dolore cronico incoercibile. Vediamo l’esempio di terapia in campo oncologico.

I farmaci antinfiammatori non steroidei

possono essere suddivisi a secondo della loro attività regolatoria a seconda della loro attività antinfiammatoria se bassa, lieve o elevata attività. Per quanto riguarda i farmaci a bassa attività antinfiammatoria, un esempio ce lo offre il paracetamolo, mentre i derivati antranilici, antipropionici, nabumetone rappresentano i farmaci a lieve-moderata attività antinfiammatoria, infine tra quelli a elevata attività antinfiammatoria troviamo i salicilati, il pirazolone, i derivati acetilici e l’oxicam.

Gli effetti farmacologici dei farmaci antinfiammatori nella terapia del dolore odontoiatrico sono prevalentemente di tipo antinfiammatorio, o comunemente detto analgesico, di tipo antipiretico, come il paracetamolo e l’aspirina, e antiaggregante piastrinico nel caso dell’acido acetilsalicilico.

Dr. Trinchieri Stefano.