“ADHD : deficit di attenzione”

fa luce sulle difficoltà dei bambini

con disturbo da deficit di attenzione e/o iperattività (ADHD) di inibire azioni automatiche: quando è il corpo che parla.

Immaginiamo un gruppo di bambini a scuola al momento del pranzo in mensa. i Piatti arrivano un po’ alla volta ma gli insegnanti li invitano a iniziare a mangiare quando tutti hanno ricevuto il cibo. La capacità dei bambini di inibire azioni automatiche permette loro di regolare flessibilmente il proprio comportamento. Questa abilità richiede che i bambini, implicitamente, controllino i propri movimenti, in una stretta relazione mente-corpo.
Possiamo immaginare i bambini in mensa che si muovono sulla sedia con impazienza e giocano con la forchetta mentre aspettano che tutti i compagni ricevano il piatto. I loro movimenti raccontano la storia delle “battaglie” che hanno luogo nella mente.

I bambini con disturbo da deficit di attenzione e/o iperattività (ADHD, da Attention Deficit Hyperactivity Disorder) mostrano spesso comportamenti impulsivi. Essi sono legati alla difficoltà di inibire comportamenti e movimenti automatici.

Un team di ricercatori delle Università di Padova e di Bologna

si è posto quindi l’obiettivo di definire un metodo per monitorare i movimenti dei bambini. Ciò avviene durante lo svolgimento di prove tradizionali che misurano l’inibizione. Nei laboratori universitari, questo viene fatto con strumenti costosi, ingombranti e complessi da utilizzare. I ricercatori miravano invece a implementare strumenti semplici, portatili, economicamente accessibili . Perciò utilizzabili su larga scala dai professionisti che si occupano di valutazione neuropsicologica e potenziamento cognitivo.

I ricercatori hanno utilizzato un sensore indossabile per monitorare le caratteristiche del movimento compiuto dai bambini durante lo svolgimento di una tradizionale prova cognitiva. Anche quando i bambini con ADHD riuscivano a bloccare una risposta automatica non più adeguata al contesto, rispetto ai bambini con sviluppo tipico. I loro movimenti però, svelavano una ridotta pianificazione dell’azione. Queste sottili differenze non vengono colte dalle misure neuropsicologiche tradizionali. Però sono fondamentali per capire i comportamenti impulsivi spesso associati alla diagnosi di ADHD. Il metodo di analisi “cinematica”, che cattura varie caratteristiche del movimento del bambino, impiegato per questo progetto arricchisce i processi di valutazione e potenziamento delle abilità cognitive dei bambini.

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Il nostro corpo racconta la storia dei processi cognitivi

che sono in gioco quando compiamo una certa azione. Nonostante lo stretto legame tra movimento e cognizione, spiega Teresa Farroni, docente dell’Università di Padova e coordinatrice del progetto di ricerca,” i tradizionali test neuropsicologici con cui valutiamo le capacità cognitive dei bambini non ci dicono come le loro risposte sono organizzate a livello motorio”.
«In questa ricerca – aggiunge Irene Valori, prima autrice dello studio, abbiamo monitorato l’attività motoria dei bambini in età scolare. I bambini (con o senza una diagnosi di ADHD) sono monitorati mentre svolgono una prova di inibizione di azioni automatiche. I risultati suggeriscono che anche i bambini con ADHD completano correttamente la prova, ma dedicano minori risorse alla pianificazione dei movimenti con cui svolgono il compito.

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Nonostante il controllo dell’azione

possa aver compensato e portato a una buona prestazione, questa strategia rende difficile l’inibizione in situazioni quotidiane più complesse. Tali situazioni in cui l’impulsività (ad esempio la voglia di mangiare senza aspettare i compagni) è difficile da contenere, soprattutto per bambini con ADHD».
«In altre parole, continua Farroni, i bambini con ADHD hanno difficoltà di pianificazione che possono restare “invisibili” alle prove neuropsicologiche classiche. Usando sensori cinematici di ultima generazione e facili da utilizzare possiamo capire più a fondo questi processi e potenziarli attraverso specifici training».

«Oggigiorno sono disponibili in commercio sempre più dispositivi portatili, anche a prezzi sostenibili da un singolo professionista (e non solo da centri di ricerca), dotati di diverse tipologie di sensori. Un esempio è l’accelerometro, un sensore di accelerazione destinato alla misurazione del proprio spostamento nello spazio, la cui raccolta dati può fornire molte informazioni sui movimenti delle persone».
«Ricerche e collaborazioni multidisciplinari che uniscono conoscenze informatiche e di psicologia permettono di rendere questi strumenti utilizzabili nella pratica clinica» conclude Gustavo Marfia, coordinatore dello studio dell’Università di Bologna.