“atteggiamento antiscientifico : può uccidere”
A quasi due anni dall’inizio della pandemia un
atteggiamento antiscientifico è ben evidente. C’è ancora chi sostiene l’inesistenza della malattia, l’inutilità o la pericolosità delle vaccinazioni o del ricorso ai farmaci.Tutto ciò, mettendo a rischio la propria vita e quella degli altri. Ma non è certo la prima volta che un pericoloso movimento antiscientifico guadagna la ribalta, con somiglianze e differenze.
Ci affacciamo al secondo anno di pandemia da COVID-19, sempre più attrezzati. Mascherine e igienizzanti vari, ma soprattutto vaccini e farmaci sviluppati a tempo record. Pur con tutti i condizionali del caso, c’è da rimanere a bocca aperta di fronte allo sforzo compiuto da ricercatrici e ricercatori per aiutarci in questo tragico frangente. Per questo sembra ancora più stridente e incomprensibile il rumore che proviene da chi – per diverse ragioni – continua a sostenere l’inesistenza della malattia. L’inutilità delle vaccinazioni (o la loro pericolosità) o il ricorso a farmaci di ogni tipo. Anti-science kills (L’anti-scienza uccide) cioè l’atteggiamento antiscientifico, come recita il titolo di un articolo uscito tempo fa su “PLOS Biology”.
Bugie antiscienza
Non è certo la prima volta che
movimenti simili guadagnano la ribalta, e troviamo delle somiglianze nel tempo, non solo delle differenze. La differenza principale è nel tipo di narrazione che viene costruita. Oggi, in Italia, l’opposizione ai vaccini (non solo contro COVID-19) e lo scetticismo sul virus è descrivibile come una sorta di rivolta dal basso contro l’oppressore. Il governo impone misure restrittive usando il virus (che in realtà, secondo loro, non esiste o non è grave) come scusa, e le vaccinazioni sono imposte nonostante non siano necessarie a fini medici, ma per altri scopi. Nasce così l’atteggiamento antiscientifico.
L’opposizione è a una “scienza ufficiale” – quella che ha collaborato nei paesi ricchi a raddoppiare l’aspettativa di vita in circa un secolo – di cui non ci si dovrebbe fidare perché troppo interessata a mantenere lo status quo e il potere di corporazioni di medici e ricercatori, nonché delle grandi aziende farmaceutiche. Da ciò trae origine il movimento antiscientifico attuale.
manifestazione anti vaccino
In Italia abbiamo esempi recenti di
atteggiamento anti scientifico. Uno di questi è la cosiddetta “cura Di Bella” contro i tumori (in generale). Esso prevedeva la somministrazione di ormoni (tra cui la somatostatina) e vari altri elementi. Tra il 1997 e il 1998, Luigi Di Bella (scomparso nel 2003) fu al centro di una vicenda mediatica molto peculiare. Usata da due decenni – nonostante l’assenza di risultati documentati e di un protocollo standardizzato e pubblico – la cosiddetta “multiterapia Di Bella” diventa molto costosa.
Un’associazione di pazienti in cura con il metodo Di Bella riuscì ad alzare sufficiente clamore da convincere un tribunale pugliese a obbligare la sanità locale alla somministrazione gratuita. Sempre senza evidenze di efficacia, la campagna mediatica fu cavalcata dal centrodestra (Alleanza Nazionale soprattutto) e dai Verdi, spingendo il Ministero della salute ad analizzare le cartelle cliniche in possesso di Di Bella e a effettuare una sperimentazione.
Le cartelle cliniche
si rivelarono inutilizzabili perché molto spesso incomplete e imprecise. Inoltre il trial clinico mostrò la pericolosità del trattamento. Era inefficace, e la sopravvivenza dalla diagnosi diminuiva. Oggi il sito web del “metodo Di Bella”, gestito dai figli dell’ex-professore universitario, ospita molte argomentazioni contro le vaccinazioni anti- COVID-19 . Continua cioè l’atteggiamento antiscientifico. Esso parla di cancellazione del popolo italiano, e parla di un “nuovo ordine mondiale” da contrastare tramite la recita di un rosario.
Lo stesso stupido atteggiamento
,e spreco di risorse è stato evitato nel cosiddetto “caso Stamina”, scoppiato tra 2012 e 2013. In quella occasione, due persone (Davide Vannoni e Mariano Andolina, rispettivamente un laureato in psicologia e un medico) vendevano trattamenti molto costosi a base di “cellule staminali mesenchimali”. Ciò per curare malattie neurologiche degenerative infantili. Misero in atto un altro atteggiamento antiscientifico.
Anche qui, a parte il gergo medico usato a sproposito, non vi era nulla di scientifico. però i due ideatori del “metodo Stamina” riuscirono a mobilitare i mezzi di comunicazione e molti esponenti politici (anche in questo caso, quasi tutti di destra) in favore della “libertà di cura”. Chiedendo tuttavia che questa libertà fosse esercitata a spese dello Servizio sanitario nazionale. In questo caso, dopo alcuni tentennamenti, furono bloccati i finanziamenti (tre milioni di euro). Meno male perchè la sperimentazione era di un protocollo mai descritto pubblicamente e senza alcun fondamento scientifico. Un tribunale ha poi chiuso la vicenda con una condanna per truffa, evidenziando l’atteggiamento antiscientifico e speculativo.
È fondamentale tenere presente la differenza tra la “Scienza”
e sue realizzazioni pratiche, le sue istituzioni umane e politiche,e le persone che tentano di praticarla. È grazie a questa distinzione che possiamo avere fiducia nel metodo scientifico nonostante gli orrori dell’eugenetica “scientifica” nazista e la tragedia della talidomide. Un camice bianco o una laurea non sono garanzie di onestà, ma le comunità scientifiche si sono dotate di sistemi di validazione dei risultati. Non accettiamo questo atteggiamento antiscientifico.
Mantenere la trasparenza nei confronti della società che chiede, mantiene e usa i risultati della ricerca è un fattore fondamentale, anche attraverso la conservazione della ricerca pubblica, e sperabilmente in grado di bilanciare gli interessi pubblici e privati. Altrimenti, c’è il rischio di una percezione pubblica dogmaticamente negativa e/o complottista: un sentimento di anti-scienza che non è critica legittima, ma può diventare distorsione della realtà, facilmente sfruttabile a fini politici e senza benefici collettivi. Questo è l’atteggiamento antiscientifico attuale.
Dr. Trinchieri Stefano