“Vaccino quarta dose. Bisogna farla?”
Varianti e sottovarianti
del virus Sars-CoV-2 sollecitano continuamente il nostro sistema immunitario. Sappiamo che il vaccino che abbiamo a disposizione è stato progettato contro la versione originaria del virus, che adesso non c’è più.
Che cosa significa perciò farsi dei un nuovi vaccini e quale protezione riceviamo? “Il vaccinazione è l’unica vera arma che abbiamo”, dice all’ANSA l’immunologo Guido Forni, già ordinario dell’Immunologia all’Università di Torino e membro della Commissione Covid-19 dell’Accademia dei Lincei.
“Il vaccino, sia quelli a mRna sia quello proteico, Novavax, funziona molto bene e induce una buona risposta immunitaria. Essa persiste nel tempo, ma il virus contro cui sono diretti non esiste più.
Di conseguenza – osserva Forni – solo il 25% degli anticorpi generati dalla puntura di parti del virus è in grado di combattere le varianti del virus in circolazione. Se circolasse ancora il virus di Wuhan, i richiami ripetuti non sarebbero necessari”.
Quarta dose vaccino
Di qui la necessità dei richiami
ma quanti vaccinie tollera il sistema immunitario?
“Il numero dipende dall’età. Per esempio, i giovani non hanno bisogno di richiami, mentre gli anziani devono fare i conti con l’immunosenescenza. Parliamo della crescente difficoltà del sistema immunitario a ricordare le esperienze passate. Il vaccino sono una sorta di ginnastica del sistema immunitario, che lo aiuta a mantenere alta la risposta”.
L’esame che permette di contare gli anticorpi può essere d’aiuto?
“Possiamo pensare agli anticorpi come missili antivirus. Naturalmente più ne abbiamo e più siamo protetti, ma bisogna sapere dove si trovano le batterie. Vale a dire che possiamo valutare quanti ce ne sono, ma non possiamo determinare quanto siano precisi contro la proteina Spike del virus SarsCoV2 che circola ora”. Bisogna poi considerare che esistono anticorpi di tipo diverso. “Sappiamo che ci sono anticorpi importantissimi, in grado di bloccare il contagio. Questi sono gli anticorpi secretori che si trovano nella saliva e nelle secrezioni di naso e bronchi. Ma la maggior parte dei vaccini attuali non li induce e per questo proteggono bene dalla malattia, ma non dal contagio”. Gli anticorpi generati dal vaccino attuale circolano invece nel sangue.
Vaccinazione anziani
Ammalarsi e vaccinarsi è la stessa cosa?
“Sono due cose differenti. Il vaccino stimola una persona che sta bene, come una ginnastica per il sistema immunitario. Ammalarsi è come risorgere dopo una guerra del nostro corpo contro virus invasore. Le risposte sono diverse. La cosa migliore è ammalarsi e vaccinarsi, in modo da acquisire una sorta di super immunità grazie a due stimoli diversi. A questo proposito – conclude Forni – è molto vantaggiosa la vaccinazione eterologa, ad esempio basata sulla combinazione di un vaccino a mRna e un vaccino proteico”.