Hai bisogno del dentista mentre allatti?
E’ necessario sospendere l’allattamento per sottoporsi ad anestesia o a terapia farmacologica?
Se la mamma allatta a lungo, dovrà rinunciare per mesi o per anni alle cure del dentista? Infine se il dentista ritiene necessario eseguire delle radiografie? Infine, come regolarsi se in seguito all’intervento e alle cure dentistiche, la mamma deve assumere farmaci antidolorifici o antibiotici?
Lo spunto per questo articolo mi è arrivato da una paziente che oggi si è presentata al mio studio, e che aveva necessità di un trattamento odontoiatrico e farmacologico.
Alla fine dell’articolo troverete quali farmaci si possono assumere e quali eventuali danni possono determinare.
Quello che la madre che allatta non possa prendersi cura dei suoi denti è un falso mito che deve essere sfatato. La mamma può sottoporsi tranquillamente a eventuali radiografie sia della bocca che delle altre parti del corpo. L’uso degli anestetici odontoiatrici non è un problema per il latte, ed infine l’uso delle medicine è permesso anche se con alcune cautele per certi farmaci.
Durante l’allattamento
visto che i farmaci possono interferire nella salute del bambino, per quanto la mamma possa aver bisogno di cure, è bene fare chiarezza. Proprio per questo il ministero della Salute ha appena pubblicato un documento in cui si affronta il tema dell’uso di farmaci da parte della donna che allatta al seno, sottolineando che “l’assunzione di medicinali da parte della donna che allatta solleva la problematica della sicurezza per il lattante, per i possibili effetti conseguenti al passaggio del farmaco nel latte materno”.
Indicazioni ministeriali
Ciò si è reso necessario perché, come si legge nelle premesse al documento, limitati dati sui rischi correlati all’uso dei farmaci in allattamento non sempre aiutano a decidere se il beneficio della terapia per la donna che allatta è superiore al rischio di eventi avversi per il bambino. “Un’informazione non adeguata – sottolinea il documento – può indurre un’inutile sospensione dell’allattamento o la rinuncia alla cura da parte della mamma, oppure il ricorso all’automedicazione ed in particolare a terapie alternative (omeopatici, integratori, fitoterapici), che non possono essere intese come pregiudizialmente più efficaci e più sicure”.
Anche una breve sospensione dell’allattamento al seno può recare un certo grado di disagio al bambino, che, abituato all’allattamento, deve improvvisamente adattarsi ad assumere latte di formula (biberon) e successivamente riadattarsi a succhiare al seno;
allattamento
Serenità post allattamento
Allattamento al seno
Poppata
Nel documento il ministero consiglia
anche di suggerire alla madre di prendere i farmaci subito dopo la fine di una poppata al seno e se si prende una volta al giorno di farlo dopo il pasto che precede l’intervallo più lungo tra le poppate.
E poiché nessun farmaco può essere considerato assolutamente sicuro, alla mamma va raccomandato di monitorare il bambino per controllare eventuali reazioni avverse e comunque il piccolo va tenuto sotto controllo da parte del pediatra, tenendo presente che circa l’80% delle sospette reazioni avverse di questo tipo nei lattanti sono registrate nei primi 2 mesi di vita e spesso riguardano il sistema nervoso centrale o l’apparato gastroenterico.
Ora però facciamo un elenco, il più dettagliato possibile, dei farmaci che si possono usare per le mamme in allattamento con rischi limitati per il latte del poppante:
– Anestetici odontoiatrici:
La lidocaina la si ritrova nel latte in percentuale inferiore all’1% e, pur essendo metabolizzata a livello del tratto gastro enterico del neonato, in letteratura non vengono riportati eventi avversi al suo uso.
La Bupivacaina invece viene riscontrata nel latte materno tra lo 0.2 e il 6%, ed anche per questo anestetico non è mai stato segnalato un problema.
Per l’articaina, e la mepivacaina non sono riportati dati sulla loro concentrazione nel latte materno, e quindi neanche di eventuali problemi legati alla loro utilizzazione.
Inoltre bisogna sottolineare come l’associazione di questi anestetici con l’adrenalina, come si usa correntemente, è compatibile con l’allattamento.
– Antibiotici:
L’amoxicillina è il farmaco di prima scelta nella terapia antibiotica della mamma in allattamento, anche perchè è un farmaco che si usa anche nel neonato al bisogno. La percentuale presente nel latte materno è inferiore all’1% e solo in alcuni casi, sono stati riscontrati dei rush cutanei e diarrea nel bambino.
Per l’amoxicillina in associazione con l’acido clavulanico il discorso è identico anche in termini percentuali.
La claritromicina viene ritrovata nel latte materno in percentuale dell’1,7% ed anch’essa può provocare nel neonato, anche se rarissimamente rush cutanei e diarrea. Però c’è un possibile rischio ipertrofia e/o stenosi piloro se il lattante ha meno di 3 mesi.
Altri antibiotici
L’azitromicina è invece ritrovata nel latte in percentuale più alta fino al 2/3% ed anch’essa può determinare un possibile rischio ipertrofia e/o stenosi piloro se il lattante ha meno di 3 mesi.
La ciprofloxacina e la levofloxacina si riscontrano nel latte al 2,5 e 2,8% ma c’è da segnalare un Il rischio di tossicità a carico di cartilagini osservato negli studi preclinici e non è documentato dagli studi pediatrici.
Le cefalosporine, anche, sono ritenute compatibili con l’allattamento con percentuali nel latte minori dell’1%.
– Fans analgesici ed antipiretici:
L’ibuprofene e il flurbiprofene possono essere usati senza timore alla luce del fatto che non sono riportati eventi avversi in letteratura.
Il ketoprofene è invece un po’ più pericoloso in quanto sono state segnalate sospette reazioni quali ulcere esofagee, gastrite erosiva emorragia meningea ed insufficienza renale. Per tali motivi è preferibile usare un altro farmaco. In ogni caso preferire altro FANS nel primo mese e con i bimbi pretermine.
Il paracetamolo si concentra nel latte materno dall’1 al 4% ed è un antipiretico ed antidolorifico di prima scelta anche se talvolta nel poppante determina rush cutanei.
– Sostanze farmacologiche gastrointestinali
Il Metoclopramide varia nella concentrazione nel latte fino al 10% e può provocare nel bambino coliche addominali.
Il Domperidone e il Loperamide invece si concentrano al massimo fino all’1% e non danno problemi al neonato.
L’Omeprazolo sembra essere innocuo per il bmbino e si concentra al massimo fino all’1%.
– anti infettivi:
L’aciclovir il Cotrimazolo non hanno controindicazioni.
Il Fluconazolo invece può portare a rush cutanei e disturbi gastrointestinali nel neonato e si concemtra nel latte fino al 20%.
– antiistaminici:
La Loratadina si ritrova nel latte a meno dell’1% ma può provocare nel poppante sedazione o irritabilità, così come la Desloratadina.
– antiasmatici:
Per il Beclometasone per via inalatoria non sonno noti problemi ma solitamente si accetta l’uso un allattamento.
Il Salbutamolo anch’esso per via inalatoria si concentra a meno dell’1% e non da controindicazioni.
Lo stesso vale vale per il Prednisone per via orale. Il Metilprednisone per via orale, invece conviene non utilizzarlo in quanto è stato segnalato un possibile ritardo nella crescita, ed inoltre si sconsiglia l’allattamento nelle due/otto ore seguenti all’assunzione del farmaco.
-Medicine ad azione sul sistema nervoso centrale:
• Nel caso in cui la madre sia in terapia con un farmaco che agisce sul sistema nervoso centrale, l’allattamento al seno non è automaticamente
controindicato . Per esempio, l’outcome cognitivo non è necessariamente influenzato negativamente dalla assunzione materna di farmaci
antidepressivi. Infatti, la quota di farmaco che passa nel latte e l’effetto sul lattante dipendono sia dalle caratteristiche farmacocinetiche del farmaco,
sia dalle capacità metaboliche della madre e del suo bambino. Bisogna inoltre considerare l’effetto positivo del farmaco sulla stabilizzazione dei
sintomi materni e quindi in maniera indiretta sulla relazione madre-bambino.
• I farmaci psicotropi compatibili con l’allattamento al seno richiedono comunque un’attenta sorveglianza clinica del bambino e il dosaggio del livello
plasmatico (se il tipo di farmaco lo consente) in caso di comparsa di sintomi attribuibili al sistema nervoso centrale (sonnolenza, disturbi alimentari,
alterazione del sonno-veglia, irritabilità).
Dr. Trinchieri Stefano.